Avrei dovuto farlo prima… o del perché esco da Facebook

Negli ultimi anni ho impiegato o forse perso un imprecisato numero di ore sui social network, ed in particolare su Facebook. Mi sono iscritta lì non durante ma dopo l’ondata che ha reso popolare il social nella provincialissima Italia, un po’ spinta da chi c’era entrato, un po’ per vedere l’effetto che faceva (“cosa sarà mai sto Facebook”), anche se dei problemi intrinseci a Facebook ne ho letto sempre, anche prima di entrarci, e si sono sicuramente ampliati nel corso degli anni. Ero già da poco dentro Twitter, che ho sempre sbandierato come social “migliore”, anche se la sua facebookizzazione ormai è risalente nel tempo. Non è da poco che sento invece una crescente insofferenza nel mio stare in rete. Ho sempre seguito una serie di blog e ho continuato a farlo grazie a Feedly anche nella morìa generale codeterminata forse dall’esplosione dei social, ma il tempo che mi risucchiano Facebook, Twitter ed in misura minore Instagram mi pesa sempre di più. Meditavo quindi di ridare spazio ad altro, ho ripreso già da un po’ a scrivere su questo blog cercando di rimanere costante per gli stessi motivi e spero di liberare altro tempo da dedicare a letture e scritture. Mi manca sempre l’era dei forum grazie alla quale sono cresciuta anche politicamente e in rete, e questo vuoto i social network non l’hanno affatto colmato, al più l’hanno ingigantito, perché discutere su queste piattaforme è deleterio se non impossibile. Insomma, aspettavo una spinta per fare finalmente il gesto decisivo, e finalmente è arrivata con il duplice post dei Wu Ming (qui la seconda parte, in cui è linkata anche la prima; consiglio sicuramente di leggere anche i commenti, come sempre necessari). Ho letto con interesse anche il personale contributo di Yamunin, e spero di poterne leggere altri su altri blog. Ho iniziato la procedura di cancellazione, dicevo. Il primo passo è la richiesta di backup di tutto ciò che di mio c’è sulla piattaforma. Sinceramente il colpo di spugna non mi si addice, e allora aspetto che la copia di tutti i contenuti sia completata per procedere alla loro cancellazione da fb e alla susseguente disattivazione dell’account. Se Facebook come fonte di informazione non l’ho mai usato e per questo non mi mancherà, diverso è il discorso su Twitter, per il quale non nutro le stesse riserve nonostante sia evidente come sia peggiorato rispetto a quando feci l’account (dieci anni e spicci fa). Il fattore tempo da liberare non è l’unica determinante: sicuramente le critiche a facebook sono molto più risalenti, nel senso che è la sua natura affatto neutra ad essere il problema per cui un uso critico e militante viene difficile. La mia recente decisione di impegnarmi in prima persona politicamente per un attimo è stato quasi un alibi per mantenere attivo il profilo, solo per condividere eventi/notizie della militanza, ma mi son detta che suona come una stronzata perché so benissimo che continuerò ad usarlo come ora, tra meme e immersioni inutili e perditempo, qualche condivisione di link poco efficace e nessuna reale incidenza sulla realtà materiale che sarebbe invece la base da cui partire. Per cui, seguendo anche Wu Ming 1, da marxista e anticapitalista cerco di essere conseguente e me ne tiro fuori. La lotta si fa in strada:

io continuo a pensare che, da un lato, stare su FB senza criticare lo strumento – come fanno molti che pure sono anticapitalisti – sia una contraddizione non da poco, e dall’altro lato, che una critica a FB espressa senza mettere in questione il frame fornito da FB e aderendo alla “sintassi” di FB (scrivere una “nota” anziché un articolo da un’altra parte) sia intrinsecamente “autoneutralizzante”. (WM1 dai commenti in calce alla seconda parte del post linkato sopra)

La lotta si fa in strada, dicevo, ma anche nella rete, più generale. L’auspicio di una federazione di blog decentralizzati è interessante. Io tecnicamente sono una capra per cui dopo essermi iscritta a Mastodon ed in particolare all’istanza bida ci sono stata dentro pochissimo ma spero di rimediare e perché no, ridurre il tempo dedicato a Twitter in suo favore. Tutto questo discorso è legato ad uno più generale sul capitalismo della sorveglianza (qui e nella mia ormai lunghissima coda di lettura) e allo strapotere delle piattaforme, per cui ho già smesso di utilizzare Chrome da desktop e da mobile e spero di riuscire col tempo a liberarmi di Google e la sua galassia di servizi invasivi. Per le ricerche uso Duckduckgo e va bene, Il discorso ricomprenderebbe anche WordPress ma chiedo lumi ai più esperti perché già ho fatto la migrazione del blog una volta e non saprei proprio a quale servizio rivolgermi. Un altro modo di stare in rete esiste ed è già fattibile, bisogna impegnarsi in prima persona ma ciò è vero per ogni forma di lotta e quindi non dovrebbe essere una novità. Che il 2020 possa essere di liberazione!

Ps. ho provato a disattivare i bottoni dei social, per condividere ci sono modi più lenti ma più meditati. Come spiegano ancora i Wu Ming: “Già la loro mera presenza su una pagina ciuccia dati a chi la visita, a vantaggio dei rispettivi social media. Spesso un bottone social installa un cookie che ti segue ovunque e ti traccia per conto di Facebook o chi altri. Una delle possibilità è di metterli inattivi di default: per condividere un post su un social, l’utente deve prima attivare il bottone, come spiegato qui. Oppure copia l’URL e amen :-)”