The weird and the eerie

Fisher come critico culturale è sicuramente una lettura interessante e che può fornire molti spunti. Se politicamente, al di là dell’utile categoria di “realismo capitalista“, sconta la confusione teorica dell’accelerazionismo e non solo, dal punto di vista dell’analisi culturale è uthe weird and the eeriena continua fonte di spunti interessanti. In The weird and the eerie Fisher definisce i due concetti, accomunati dall’ossessione per ciò che è strano da “l’attrazione per l’esterno, per ciò che sta al di là della percezione, della conoscenza e dell’esperienza comune”. Il weird è ciò che è fuori posto, ciò che non torna, ciò che è out of ed è un concetto che facilmente si può connettere a Lovecraft, maestro della weird fiction. A proposito di Lovecraft Fisher dice che “sembra aver intuito il potere della citazione, la capacità di un testo di apparire reale più sotto forma di citazione che di originale” e ovviamente si riferisce al Necronomicon. Tornando ai concetti su cui riflette l’autore, weird è una presenza di qualcosa che non è al suo posto mentre al contrario eerie (inquietante) è un fallimento di assenza o fallimento di presenza. Perché è importante una riflessione sull’eerie?

Dato che (…) ruota in maniera cruciale intorno al problema di agentività, esso riguarda le forze che governano le nostre esistenze e il mondo. Specialmente a quanti di noi vivono in un mondo capitalista teleconnesso su scala globale, dovrebbe essere chiaro che simili forze non sono del tutto disponibili alla nostra comprensione sensoriale. Una forza come il capitale non esiste in nessun senso materiale, eppure è in grado di produrre praticamente qualsiasi tipo di effetto.

Le riflessioni sull’eerie portano poi verso l’allucinazione ed in particolare verso quella negativa: “Non vedere ciò che c’è è al tempo stesso un evento più strano e più ordinario che vedere ciò che non c’è. L’incapacità di vedere, il processo involontario in base al quale tralasciamo un elemento che contraddice, o che semplicemente non si accorda, con le storie predominanti che raccontiamo a noi stessi, è parte del continuo “processo di editing” attraverso cui si produce ciò che sperimentiamo come identità”.
L’analisi di Fisher è a tutto tondo, non resta confinata al puro regno delle idee, anzi incontra tipicamente la realtà, come nel seguente passaggio, suggestivo quanto concreto:

il contrasto tra il terminal container, in cui gli umani fungono da invisibile collegamento tra sistemi automatizzati, e il clamore degli antichi moli londinesi, che il porto di Felixstowe ha di fatto rimpiazzato, la dice lunga sugli spostamenti di capitale e lavoro degli ultimi quarant’anni. Il porto è un segno del trionfo del capitale finanziario, e fa parte della massiccia infrastruttura materiale che alimenta l’illusione di un capitalismo “smaterializzato”. È il volto eerie della patina materiale del capitale contemporaneo.

Leggendo il saggio ho ritrovato diversi spunti interessanti e attualissimi e un esempio è la critica alla controcultura fine a se stessa che richiama alla mia mente certi atteggiamenti apparentemente di opposizione al sistema ma alla fine ad esso funzionali: “la narratrice sperimenta la controcultura come poco più che un inganno, dove la retorica libertaria non soltanto funge da legittimazione del privilegio familiare maschile, ma offre anche nuove giustificazioni allo sfruttamento e alla sottomissione”.
Felice coincidenza, in questi giorni sto guardando la serie Dark, e come molti sapranno suo tema principe è il tempo. In uno dei capitoli dedicati al weird Fisher parla proprio dei viaggi nel tempo, il cui racconto possiede un’intrinseca dimensione weird. Come accade in Dark, quando si narra dei viaggi nel tempo ci si trova sempre sul filo del paradosso. Il testo di cui parla Fisher, Le porte di Anubis, ha in comune con la serie Dark non solo il tema generale ma anche il determinismo a questo collegato e che impedisce appunto il realizzarsi della volontà, per quanto ci si voglia illudere del contrario. Sarebbe stato sicuramente illuminante leggere un commento di Mark Fisher su una serie densa di significati e implicazioni filosofiche come Dark. Purtroppo non è possibile e dovrò navigare a vista quando proverò a buttare giù le mie riflessioni una volta terminata la visione, ma di sicuro The weird and the eerie mi sarà stato di aiuto o guida.

 

La macchina del vento

La macchina del ventoLa macchina del vento è ambientato durante il Ventennio, prima e nel corso della seconda guerra mondiale e quindi parla di un passato che si avverte a noi vicino, ancora vivo, e racconta quegli anni da un punto di vista forse laterale ma nondimeno interessante: i confinati di Ventotene, prigionieri politici di diversi orientamenti, a semplice dimostrazione dell’eterogeneità della società italiana antifascista, nonostante il fascismo. Il romanzo è ovviamente finzione, ma è accurato nei dettagli e nel riquadro generale, e “nonostante” richiami mitologici e fantastici ben inseriti nella trama la cornice storica risulta pregevole. La macchina del vento parla anche del presente; più volte durante la lettura il racconto del passato riecheggia il nostro presente, a ricordarci che la storia non si archivia ma va sempre tenuta viva, ed è vivissimo in alcuni tratti il fascismo, seppure l’esperienza del fascismo non possa naturalmente riproporsi tal quale oggi. Il tempo è chiave di lettura e contemporaneamente protagonista del romanzo, e dopo passato e presente incontriamo il futuro, quello immaginato/che si affaccia sul racconto e quello che attende noi. Nella brace le ceneri non sono mai completamente spente e improvvisamente si rianima il fuoco, alimentando una resistenza sopita ma mai spenta del tutto: lo scopre Pertini trovando i vecchi compagni a Savona in occasione della breve visita alla madre, e lo scopriamo noi con lui speranzosi, perché così possiamo ricordare che la lotta può e deve continuare. I confinati non sono stati semplici vittime del regime (non hanno neanche fatto la villeggiatura, ed è bene ricordarlo di questi tempi) ma hanno rappresentato anche elementi necessari della Resistenza, che forse si dovrebbe pure raccontare.

(noi siamo storie)

(siamo ricordi tramandati)

si legge nelle ultime pagine del libro, e le storie sono necessarie, anche loro. E di storie come questa ne abbiamo bisogno.

Sono la tua terra, frano e tremo

Piove, pioveva, pioverà. Ancora. E’ di nuovo allerta meteo per i prossimi giorni.. tutto regolare insomma, siamo ad ottobre! Nei giorni scorsi era tornato il caldo, o avevo solo il cuore riscaldato? Ma inutile divagare sul personale, che poi cosa c’è di più personale della terra che frana sotto i piedi? E’ passato un anno, e ne ho già parlato, ma non sono ancora soddisfatta. No, perché tutto va male, e non possiamo fare finta che non sia così solo perché ora il tempo ci sta graziando. E’ solo questione di tempo, appunto. Poco o molto, bello o brutto. Mentre ancora si indaga per i mancati interventi negli anni scorsi, dopo le prime avvisaglie (2007 per dire), sappiamo che ancora non ci sono i finanziamenti per gli interventi che se non il 2007, sicuramente il 2009 ha messo in evidenza. O meglio, è stata finanziata solo una minima parte, ovvero la Sp 35 di Pezzolo. E gli altri 19 necessari? Non ci sono soldi, nonostante 37 morti? E intanto ci dicono che entro dicembre si avrà il progetto definitivo del Ponte.. perché ad oggi, dopo anni di parole, dopo che le trivellazioni sono iniziate, non esiste ancora. E sento dire che il ponte si farà, o che non si farà, e che se non si farà pagheremo caro. Perché, negli ultimi decenni quanto abbiamo pagato? Lo sa qualcuno? E quanto pagheremo, comunque vada? Non me ne frega niente delle multe, se è vero che ci saranno. Non è un buon motivo per portare avanti un disastro di quelle proporzioni. Resto convinta che tra qualche anno potremmo avere un ponte futuristico (se reggerà) a tenere insieme due frane enormi, non due regioni. E la terra nel frattempo continua a tremare da queste parti. Qualcuno forse si è dimenticato che siamo zona sismica, come quel collione rifatto che ebbe il coraggio di dire che per la ricostruzione delle zone alluvionate non sono necessari ‘particolari criteri antisismici’. Eh già, mica viviamo sulla falla del mediterraneo, tra Etna, Eolie e Calabrie.. Anche poco fa mentre scrivevo questo pezzo ho avuto la sensazione di avvertire una scossa. Forse è solo suggestione, o semplicemente paura. Intanto, il tempo passa.

 

Visto che è uscita la 4×03 di The Big Bang Theory, “The Zazzy Substitution, ecco per voi due quotes che mi sono piaciute, anche se sono di Amy Farah Fowler, un personaggio che non mi piace tanto… ma forse è solo gelosia (BAZINGA!) XD

“How is your life?” “Like everybody else’s. Subject to entropy, decay and eventual death”

“I love cats, they’re the epitome of indifference!”

And then one day you find ten years have got behind you…

Speravo che una doccia mi rimettesse in sesto oggi pomeriggio, ma è veramente difficile dopo che tante notizie ti sconvolgono i piani mentali tutte insieme. Domani, no oggi, anzi ieri, facciamo una settimana fa… boh! Io odio e rifuggo il tempo e i tempi da parecchio (tempo) eppure resto sempre intrappolata in questa rete. Scadenze, date importanti, date da ricordare, date da dimenticare.. il tempo mi perseguita.. è giunto il momento (o il tempo?) di riascoltare una canzone a tema (o a tempo?)

Time

Ticking away the moments that make up a dull day
You fritter and waste the hours in an off hand way
Kicking around on a piece of ground in your home town
Waiting for someone or something to show you the way

Tired of lying in the sunshine, staying home to watch the ram
You are young and life is long and there is time to kill today
And then one day you find ten years have got behind you
No one told you when to run, you missed the starting gun

And you run and you run to catch up with the sun, but it’s sinking
And racing around to come up behind you again
The sun is the same in the relative way, but you’re older
Shorter of breath and one day closer to death

Every year is getting shorter, never seem to find the time
Plans that either come to naught or half a page of scribbled lines
Hanging on in quiet desperation is the english way
The time is gone, the song is over, thought I’d something more

Don’t want to miss the starting gun… can I? ( Risposte obamiane non sono consentite…)

E comunque chi si ricorda su due piedi la definizione di poligono faccia un fischio.. i bambini quando vanno a scuola sanno metterti in crisi.. tante, troppe cose diamo per scontate, dalle stronz… scolastiche ai rapporti interpersonali… i bambini ci salveranno? Siamo noi che li stiamo fregando…

Credo che il delirio per oggi possa dirsi concluso.