Berlusconi è finito, ma da un pezzo. Come dicevo qualche post fa non va bene per seguire i diktat europei, e va rimpiazzato. Intanto siamo già nel post-berlusconismo da un pezzo, come dice bene @Adrianaaaaa sul suo blog. Eppure l’eredità del berlusconismo ce l’abbiamo tutta e non è nulla di buono. Sdoganamento di fascismi, demonizzazione dei comunismi, linguaggio politico ipersemplificato, aziendalizzazione della politica, superficialità argomentativa e chissà quanti altri che dimentico. Chi ha la mia età è cresciuto in questo ambiente e per fortuna diversi di noi hanno sviluppato anticorpi contro queste conseguenze, o premese che siano. Molti altri avvertiranno un vuoto e chissà come lo riempiranno. Gramellini nel suo pezzo sulla Stampa spiega la pervasività del sistema Berlusconi e e da questo emergono le dimensioni di questo vuoto. Fortuna che a me non mancherà, c’è altro di cui preoccuparsi.
Dico da tempo che il problema non è (solo) Berlusconi e questo periodo ne sarà, ne è la dimostrazione. Il momento difficile arriva ora. Il governo Monti, o quel che sarà, farà strage di diritti e garanzie costituzionali, con il placet dell’Unione Europea (non a caso @Adrianaaaaa nel post citato sopra fa riferimento all’articolo 2 del trattato europeo che prevede come eccezione al diritto di vita la soppressione di sommosse o insurrezioni. Ecco, lorsignori sapevano allora che sarebbe arrivato questo momento? I tempi son maturi, forse anche troppo, e domani è solo l’ennesimo giorno in cui dovremmo dimostrare di essere migliori di coloro che combattiamo, tramite la fantasia e la varietà delle forme di lotta, senza negarne a priori nessuna (violenza è quella della gente comune o di coloro che gli stringono il cappio intorno al collo? Come dire chi è più criminale, chi rapina una banca o chi la fonda?)
A questo proposito, condivido appieno l’articolo di Bifo sull’11 novembre:
Dovremmo entrare nel supermercato prendere ciò che ci occorre poi recarci alla cassa, e alla cassiera con cortesia dire: signorina legga questo foglio. E sul foglio c’è scritto il mio nome cognome indirizzo e c’è scritto TESSERA DEL PANE. E sotto c’è scritto: “siccome non ho più i mezzi per sostenere me e la mia famiglia la prego di accettare questo documento come garanzia del fatto che pagherò non appena la Banca centrale europea avrà erogato un reddito di cittadinanza a tutti coloro che ne hanno bisogno.”
Dovremmo andare nei ristoranti di lusso, mangiare come dio comanda e alla fine lasciare cinque euro sul tavolo e una tessera del pane con nome cognome indirizzo e promessa di pagherò quando avrò un reddito che me lo consenta.
Dovremmo andare alle inaugurazioni dell’Anno accademico e alle riunioni del consiglio comunale e del consiglio di amministrazione della banca e dell’azienda e dichiarare che fin quando non si sottrarranno all’ordine di sterminio che proviene dalla banca centrale gli impediamo di agire, di legiferare, di contribuire al crimine.
Dovremmo aprire la porta di un edificio vuoto di proprietà vaticana o di una compagnia di assicurazione e renderlo accessibile alla massa crescente di coloro che non hanno casa.
Dovremmo occupare le strade metterci dei grandi tavoli e organizzare mense popolari, dove ciascuno paga il pasto con quello che può sborsare. Mangiare insieme costa meno e permette di riattivare i circuiti anchilosati dell’acting out solidale.
Noi non vogliamo la guerra, eppure ce l’hanno dichiarata
L’unica risposta è la ribellione, l’unica soluzione è il ribaltamento del sistema. E chi non lo capisce, può benissimo gongolarsi per la fine dell’impero berlusconiano (sicuri?) e continuare la sua vita precaria e sfruttata.