Post-berlusconismo e le vere sfide che ci attendono

Berlusconi è finito, ma da un pezzo. Come dicevo qualche post fa non va bene per seguire i diktat europei, e va rimpiazzato. Intanto siamo già nel post-berlusconismo da un pezzo, come dice bene @Adrianaaaaa sul suo blog. Eppure l’eredità del berlusconismo ce l’abbiamo tutta e non è nulla di buono. Sdoganamento di fascismi, demonizzazione dei comunismi, linguaggio politico ipersemplificato, aziendalizzazione della politica, superficialità argomentativa e chissà quanti altri che dimentico. Chi ha la mia età è cresciuto in questo ambiente e per fortuna diversi di noi hanno sviluppato anticorpi contro queste conseguenze, o premese che siano. Molti altri avvertiranno un vuoto e chissà come lo riempiranno. Gramellini nel suo pezzo sulla Stampa spiega la pervasività del sistema Berlusconi e e da questo emergono le dimensioni di questo vuoto. Fortuna che a me non mancherà, c’è altro di cui preoccuparsi.

Dico da tempo che il problema non è (solo) Berlusconi e questo periodo ne sarà, ne è la dimostrazione. Il momento difficile arriva ora. Il governo Monti, o quel che sarà, farà strage di diritti e garanzie costituzionali, con il placet dell’Unione Europea (non a caso @Adrianaaaaa nel post citato sopra fa riferimento all’articolo 2 del trattato europeo che prevede come eccezione al diritto di vita la soppressione di sommosse o insurrezioni. Ecco, lorsignori sapevano allora che sarebbe arrivato questo momento? I tempi son maturi, forse anche troppo, e domani è solo l’ennesimo giorno in cui dovremmo dimostrare di essere migliori di coloro che combattiamo, tramite la fantasia e la varietà delle forme di lotta, senza negarne a priori nessuna (violenza è quella della gente comune o di coloro che gli stringono il cappio intorno al collo? Come dire chi è più criminale, chi rapina una banca o chi la fonda?)

A questo proposito, condivido appieno l’articolo di Bifo sull’11 novembre:

Dovremmo entrare nel supermercato prendere ciò che ci occorre poi recarci alla cassa, e alla cassiera con cortesia dire: signorina legga questo foglio. E sul foglio c’è scritto il mio nome cognome indirizzo e c’è scritto TESSERA DEL PANE. E sotto c’è scritto: “siccome non ho più i mezzi per sostenere me e la mia famiglia la prego di accettare questo documento come garanzia del fatto che pagherò non appena la Banca centrale europea avrà erogato un reddito di cittadinanza a tutti coloro che ne hanno bisogno.”

Dovremmo andare nei ristoranti di lusso, mangiare come dio comanda e alla fine lasciare cinque euro sul tavolo e una tessera del pane con nome cognome indirizzo e promessa di pagherò quando avrò un reddito che me lo consenta.

Dovremmo andare alle inaugurazioni dell’Anno accademico e alle riunioni del consiglio comunale e del consiglio di amministrazione della banca e dell’azienda e dichiarare che fin quando non si sottrarranno all’ordine di sterminio che proviene dalla banca centrale gli impediamo di agire, di legiferare, di contribuire al crimine.

Dovremmo aprire la porta di un edificio vuoto di proprietà vaticana o di una compagnia di assicurazione e renderlo accessibile alla massa crescente di coloro che non hanno casa.

Dovremmo occupare le strade metterci dei grandi tavoli e organizzare mense popolari, dove ciascuno paga il pasto con quello che può sborsare. Mangiare insieme costa meno e permette di riattivare i circuiti anchilosati dell’acting out solidale.

Noi non vogliamo la guerra, eppure ce l’hanno dichiarata

L’unica risposta è la ribellione, l’unica soluzione è il ribaltamento del sistema. E chi non lo capisce, può benissimo gongolarsi per la fine dell’impero berlusconiano (sicuri?) e continuare la sua vita precaria e sfruttata.

Is Antifa a trending topic?

L’antifascismo sarebbe la base fondante della nostra repubblica. Sarebbe perché il nostro governo è infinitamente più affine a Breivik che non ai partigiani. In realtà l’intero arco parlamentare lo è, in effetti. (La forza più a sinistra in parlamento è oggi il Pd e no, Di Pietro non è di sinistra*).

Un po' di chiarezza... via Clint Irwin on Tumblr

Qualcuno dirà che l’antifascismo è roba vecchia, buona per i nostalgici dell’Anpi (ma fino a poco tempo fa i nostalgici sembravano altri) e intanto scoppia una bomba ad Oslo. E c’è una sparatoria. Mentre Libero ed il Giornale in testa aprono sul ritorno del terrorismo musulmano, il resto del mondo sa già che l’attentatore è un bianco, perfettamente integrato, solo infastidito dai diversi, in particolare dai marxisti pare. Ma il problema, si sa, è il multiculturalismo

Un giornale serio come il New York Times riflette sul pericolo delle destre estreme in Europa, mentre qui da noi si parla di un pazzo isolato, che in 1500 pagine online spiegava il suo gesto, mentre @uomoinpolvere su twitter ci fa sapere che:

nel suo diario parla di “investors” da chiamare perché i soldi stanno finendo…

Noi quella gente ce l’abbiamo al governo. E non è necessario agire come ha fatto Breivik per essere fascisti. Fascista è chi semina l’odio e la paura del diverso, fascista è chi pensa che il multiculturalismo sia il problema, con la stessa logica malata secondo cui uno stupro è causato da un vestito succinto o da un atteggiamento provocante e non da un porco maniaco.

Una riflessione collettiva è d’obbligo perché i fascismi stanno riprendendo piede, esattamente come dopo la crisi del ’29 (anche allora l’Italia aveva anticipato tutti, curioso) e sembra che il secolo breve ci abbia davvero insegnato poco. Torno a pensare ad Olocausto e modernità di Bauman, e a quanto fossero lucide le sue analisi sulla necessaria correlazione tra i due fenomeni, mentre ancora il frame dominante vuole considerare quegli anni bui come una deviazione dalla norma.

* Infatti De Magistris non è Di Pietro, ed è stato l’unico, con Pisapia, che non è il Pd, di un certo livello a dire cose sensate per il decennale di Genova 2001.

Dieci anni

Il 20 luglio del 2001 credevo di essere grande, invece grandi erano solo le mie presunzioni. Avevo solo 16 anni e credevo di aver capito tutto. Pensavo di essere nel giusto perché stavo a sinistra, però faticavo a dichiararmi comunista perché sapete, Stalin è una brutta bestia. Simpatizzavo sicuramente con il movimento no global, ma la violenza che vedevo non l’accettavo. Poi ho visto il morto, e mi son detta “no cazzo”. Non potevo arrabbiarmi con Carlo perché era morto, eppure lo sentivo vicino, anche se quell’estintore pensavo fosse un errore. Si può morire così? Certo, se un ragazzo con un estintore incontra un ragazzo con la pistola…

M’è rimasta la voglia di capire, perché non potevo accettare. Ho assistito ad un incontro col papà di Carlo quando è stato a Messina, organizzato da quei comunisti per i quali provavo simpatia ma non del tutto empatia, ho guardato video, documentari, testimonianze. Ho dovuto abbandonare il manicheismo. La non violenza è una bella parola, tendenzialmente dovrebbe essere la via, in pratica quando sei attaccato non puoi sapere qual è il modo migliore per reagire. Chissà cosa avrei fatto io se fossi stata a Genova, in quei maledetti giorni del 2001…

Sono contraria alla violenza, ancora oggi, ma la macelleria messicana era una violenza premeditata e che ha costretto molti manifestanti a subire o reagire. Oggi sono convinta che Carlo avesse solo una colpa, essere un ragazzo e avere delle idee. E’ una colpa che ho anch’io, anche io potrei essere morta. Non sto meglio per questo, anzi. La realtà è molto più complicata di come mi piacerebbe che fosse. Quei ragazzi, che se avessi avuto qualche anno in più ci sarei voluta essere, avevano ragione, e la crisi è solo una delle tante conferme. Eppure stiamo messi peggio. Però Carlo non è solo. La lucha continua.

Brucia brucia, esta es la lucha!

Altra giornata calda sul fronte delle lotte. In Grecia e` stato approvato il piano di austerity, come si chiama ora la pratica di sodomizzazione di un intero popolo,

[Pls let’s not call it #austerity. Bosses & bankers use such terms to blow sand in our eyes. Austerity is a virtue, this is social carnage!

Italian as well, same stupid word. Next step: calling police brutality “police righteousness”.

The #world is mired in turmoil, #greece in quote #austerity, and English in doublespeak!

some tweets /via @Wu_Ming_Foundt]

mentre in piazza Syntagma i manifestanti sono stati gassati per ore, con centinaia di feriti. Gas che arrivano pure in Val di Susa, dove son convinti che si possa militarizzare un territorio per 20 anni e annichilire una popolazione consapevole e combattiva. Le acampadas spagnole continuano, si marcia verso il congresso. Ultimi report da twitter:

Llegando a Banco de España, cantando “vuestra crisis no la pagamos”, cada vez somos más. #grecianoestasola

Más de mil personas, mani espontánea bajando por c/ Alcalá, “Grecia escucha, estamos en tu lucha”

La concentración #grecianoestasola en Sol deviene en manifestación: “eso eso eso, vamos al Congreso”.

via @acampadasol

Ovviamente le notizie in tempo reale si continuano a seguire su twitter. In Italia la speranza e` la Val Susa, e domenica 3 luglio ci sara` una manifestazione nazionale. Poi c’e` anche il fronte napoletano, abbastanza caldo, dove seguendo il discorso che fa Luca su Giap si sta sperimentando la Grecia (Napoli e` la Grecia che gia` siamo (Una guerra civile per gli anni Dieci))

E ribadisco che tutte sono la stessa lotta. Se vi dicessero che domani vendiamo il Colosseo? Improbabile? La Grecia vendera` il Partenone e qualche isola, in altri paesi e` gia` stato fatto. Il nostro di dietro e` gia` stato esternalizzato da mo` e non ci resta che piangere. E come dice sempre Luca nei commenti “E poi dice che uno si butta a sinistra”.

Gia`, e poi devo leggere che la #notav per esempio e` al di la` di destra e sinistra (chi ha orecchie per intendere commenti pure :P) ed in fondo anche il non partito col non statuto e il non leader merita il nostro non voto (questa e` di potapotayaki sul forum, geniale!)

Insomma, qui c’e` in ballo il nostro futuro e sembriamo arretrati, ma in realta` i focolai ci sono, ma mai abbastanza forse.

Nel frattempo mi son presa la briga di contare le scosse di terremoto nella provincia di Messina nel mese di giugno: 61 nel sito dell’INGV anche se la maggior parte nella seconda meta` del mese. E ancora c’e` domani. Commentavo amaramente che forse qualcuno pensa che il ponte possa fare da puntaspilli. A proposito, la rete no ponte ovviamente sara` in Val Susa, ogni tanto qualcuna la imbroccano pure loro!

Chiudo con un tweet che ricompare spesso oggi nella mia TL, a causa dei RT, tremendamente vero:

@umairh: You too are in Syntagma Square. You just don’t know it yet.

Ps. Geniale campagna Greenpeace contro il Lato Oscuro della volkswagen: Enjoy!

 

[EDIT] Bell’articolo della Revist Amauta appena arrivato via twitter: En estas últimas semanas, hemos asistido a una recuperación de la confianza colectiva en la capacidad de cambiar las cosas. Años de derrotas y retrocesos y la falta de victorias que mostraran la utilidad de la movilización han pesado como una losa en la lenta reacción ante la crisis. Pero las revoluciones en el mundo árabe y, también, la victoria contra banqueros y gobernantes en Islandia han transmitido un mensaje muy claro: “Sí, se puede”.

Stato dell’informazione e del marxismo

Cosa succede nel mondo? Qui da noi le cose vanno come sempre, il governo si piega ma non si spezza, si discetta delle solite cose all’italiana mentre il magnaccia del boss e` finito in galera. E all’estero? Dalla Libia il solito rumore di sottofondo, della Siria pare non ci sia piu` nulla, la Spagna e` un lontano ricordo e della Grecia si sa solo il rinvio del nuovo prestito da parte dell’Eurogruppo ma si deve andare in fondo alla home page de Il Fatto. Sull’Ansa nulla, su Repubblica neanche. Ma la societa` civile dove sta? Vabbe` che da noi e` anestetizzata dalle solite beghe tra celoduristi e viagristi, pero` all’estero e` viva e lotta, senza di noi. Devo andare su twitter per sapere qualcosa, seguire @acampadasol per la spagna e lo stesso account consiglia @tinaletina per avere news tradotte (ovviamente in spagnolo) dalla Grecia. Gia` perche` in entrambi i paesi sono in strada a protestare contro il sistema. Non contro i politici perche` son tutti ladri o vacuita` del genere. Il problema e` il sistema economico che ci strangola, e che e` reso piu` evidente nella sua cattiveria dalla crisi globale.

Il bisogno di sinistra di cui parlavo pare affacciarsi anche tra di noi, comunque. Come fanno notare su Giap in una bellissima discussione sui social network, il referendum e il fantomatico “popolo della rete” pure Grillo cerca di intercettare il fenomeno. Gia`, sul suo blog c’e` un’intervista ad Hobsbawn dal titolo Il marxismo oggi e c’e` pure la possibilita` di comprare l’ultimo libro del grande storico marxista. Appero`, mi son detta. Chissa` che si dice nei commenti? Ho dato una scorsa, solo ai piu` votati per ovvi motivi di tempo, e mi sono divertita un po`. Tra banali semplificazioni e slogan di geniacci per cui comunismo e fascismo son la stessa cosa, leggo un commento davvero divertente di un tizio che ritiene che l’ideologia vada praticata privatamente, mentre dai partiti deve restare fuori. E di grazia, messere, la politica in base a cosa la si fa, per sorteggio di argomenti e azioni da intraprendere?

Al di la` della ovvia ignoranza che gira da sempre nel blog di Grillo tra i commenti, mi sembra un significativo segnale il fatto che sia stata fatta questa intervista. Beppe Grillo non pubblica a caso o secondo il sentimento del momento, ha dietro una vera industria che programma gli interventi allo scopo di intercettare il piu` possibile utenti. Ecco, cio` significa che i suoi esperti hanno scoperto questa voglia di sinistra, per di piu` marxista, che serpeggia tra i cittadini italiani. Questa e` la bella notizia del giorno, direi, nell’attesa che si passi alle pratiche reali.

Yes, We Commons

Il cosiddetto legittimo godimento e` quella pratica che ti da immensa soddisfazione nel vedere un governo preso a sberle da ben 26 milioni di italiani messi in fila (cit. Crozza).

Al referendum abbiamo vinto. Ma abbiamo vinto chi? E`partita subito la corsa, un movimento doppio e inverso, da un lato i membri del governo e in primis il nano n.1 a cercare di smarcarsi dalla botta, dall’altro i partiti, specialmente il PD ma non solo, a cercare di accaparrarsi i meriti per una vittoria che e` specificamente civica. Gia`, il PD e` quello che sui quattro quesiti aveva al suo interno tutte le opzioni possibile, anche il “non so”, eppure ora fanno i gradassi.

Non hanno capito che le sberle erano proprio contro la prepotenza della politica, e non di una politica genericamente truffaldina, quella che ci piace tanto insultare leggendo i libri di Gian Antonio Stella. No, la sberla era ad una politica che da decenni ci toglie il futuro, ci toglie cio` che e` nostro, di tutti. Non potrei trovare parole migliori di quelle dette da Luca su Giap:

La realtà è che questo voto referendario è, prima di ogni altra cosa, una sconfessione e una sconfitta del dogma neoliberista che ci ossessiona da trent’anni.

Ecco infatti, la grande vittoria taciuta, mentre ci si diverte, ed e` anche legittimo, a scovare tutti gli sconfitti.

La realta` e` che il sistema scricchiola, ed e` partita la corsa al si salvi chi puo`. Ci hanno creati individualisti, ma noi siamo comunitari. Verrebbe da dire che ci sono nicchie di resistenza, ma leggendo i numeri piu` delle percentuali altro che minoranza! Certo, non abbiamo votato tutti con la consapevolezza di difendere il bene comune, ci sono millemila motivazioni dietro quella scelta, ma e` comunque un segnale importante, in un’Italia stanca e che per anni e` sembrata senza speranza.

E vorrei sentire piu` spesso analisi di questo tipo, piuttosto che il classico “cade non cade” riferito al governo, o alla boiata delle boiate, la vittoria della rete!

Eh gia`, perche` sono andati i bit a votare, mica i cittadini. La rete ha un grande merito apparentemente, quello di veicolare, di riunire, di facilitare, ma una volta ci si riusciva benissimo anche senza, quindi la rete dev’essere evidentemente lo strumento piu` idoneo ADESSO per battaglie che hanno una validita` che trascende il momento storico, perche` e` l’eterna lotta per l’emancipazione contro ogni forma di sfruttamento, dell’uomo sull’uomo e dell’uomo sul mondo.

Orfani della rivolta

Solita storia. Su twitter seguo in tempo reale la #spanishrevolution che continua, muta forma, sempre fedele a se stessa e sempre nuova, e i nostri media online (lasciamo perdere la tv per pieta`) si occupano di tutto tranne che di quello. Si decidera` mai l’Ansa ad avere un inviato dalla Spagna, tipo un @LucioLuci che tanto fa per gli italiani invidiosi su twitter?

Ad ogni modo di invidia ne ho parecchia, perche` gli spagnoli sono avanti, e lo dimostrano nuovamente. Stasera sono di fronte al parlamento e vogliono fare assemblea li` dentro, sfidando la polizia… ironicamente anche tramite slogan: sin el casco estáis mas guapos. Originali, ma non solo. Hanno spiegato che non vogliono vincere, ma cambiare le regole del gioco. Mentre noi facciamo la giusta battaglia referendaria (per inciso questo weekend faccio il viaggio solo per votare, perche` SI DEVE fare)  loro sono avanti. E di parecchio anche. Sfidano gli spazi ma soprattutto i tempi, per riprendere le belle discussioni su Giap riguardanti i tempi della rivoluzione, vanno oltre mentre qui si capisce poco o nulla.

Come mi fa notare @EveBlissett su twitter, i “nostri” si stupiscono perche` loro li chiamano ‘indignados’ e “noi” ‘giustizialisti’. Gia`, quelli del popolo viola, quelli furbi, quelli alternativi, che stasera su facebook hanno prodotto centinaia di commenti sul punto fondamentale: dove Bossi mettera` il Trota senza acqua pubblica? Simpatico, ma ho provato a commentare dicendo che mentre noi si scherza in Spagna si fa sul serio. La finestra della mia stanza e` piu` ricettiva, giuro. Come non avessi postato nulla. Non so se e` solo il mezzo, perche` facebook e` terribilmente uniformante, tutti a seguire il vento, a cercare di far parte di una massa informe e deforme. Probabilmente non e` un caso se son nati proprio li`, i violetti. Noi c’abbiamo i violacei e i grilli parlanti, e loro c’hanno gli acampados, quelli de “Democratia Real Ya”. No, non e` un caso. Se noi c’avessimo avuto un sinistrorso al governo, non si sarebbe mossa mai foglia in piazza.Ma anche con la berlusconeide siam troppo buoni. Forse stiamo ancora troppo poco male, tutto qui.

La questione e` sistemica, ma qui non se ne accorge nessuno. I pastori sardi si sono uniti con gli agricoltori siciliani oggi. Ieri i tassinari e sono un altro paio di maniche. Da anni i NO TAV, lasciati soli o quasi dal resto del paese. Eppure vennero a sostenerci a Messina, chissa` se la Rete No Ponte, presa dai suoi importanti impegni (?) si ricorda di loro…

Il 14 dicembre sembra esser finito in fuffa… il 13 febbraio pare abbia portato un comunista a Milano… il referendum fara` prudere le chiappe al nano. E poi?

Dopodomani, sicuramente

C’è parecchia carne al fuoco, in questi giorni da canzone del maggio. Eppure stiamo a casa e non in strada. In Spagna si improvvisa una rivoluzione (o ci si prova, certo non lo si può sapere ora) e seguendo l’hashtag #spanishrevolution su twitter ci si può fare una prima idea. Ora pare ci stiano tirando dentro. Infatti è uscito l’hashtag #italianrevolution ma se ci si fa caso, la maggior parte dei messaggi non sono in italiano. Siamo diventati cittadini del mondo o ci invocano da fuori? Comunque qualcosa par che si muova. Ho letto di un appuntamento a Milano domani per chiedere la democrazia ora (gli risponderanno che sarebbero dovuti andare ieri, cioè oggi?) Insomma intanto ci inventiamo il brand e poi ci si organizza.Per quotare direttamente @bidimensionale:

differenze tra l’Italia e la Spagna: in Spagna prima la protesta poi l’hashtag, in Italia prima l’hashtag poi tutto come prima.

Inoltre c’è questo post su Anonymous.

Esagero? No, sono solo un po’ disillusa e provo a scherzarci su. Le amministrative sono state una bella sorpresa in generale, e hanno fornito ottimi spunti per riflettere sulle forze politiche. Per riprendere il discorso dell’ultimo post, ho continuato a leggere e discutere sul grillismo, da ex-grillina. Fondamentale, secondo me, l’analisi di Wu Ming 1 con tutti gli annessi e link.

La prima argomentazione e la più necessaria è secondo me quella sulla presunta uguaglianza di destra e sinistra. Semplicemente una supercazzola, ma che fa grande presa quando i cosiddetti rappresentanti della cosiddetta sinistra (ma anche destra) si dimostrano lontani anni luce dagli ideali che dovrebbero rappresentare. Risveglio delle coscienze, rinnovato interesse per la politica, voglia di impegnarsi sul territorio sono tutti aspetti positivi che sicuramente i meetup hanno avuto. Ma dopo viene un movimento politico che vuole entrare nelle stanze del potere senza alcun apparente ideale, mentre non basta essere gggiovani e puliti per far bene. Soprattutto far bene cosa? Occorrono scelte di campo, perché anche in un comune ci sono servizi pubblici (che coinvolgono direttamente i cittadini) e ci sono scelte da fare e non esistono scelte neutre. Sarebbe come dire che la Moratti e Pisapia sono uguali… un comico italiano ci ha provato in Francia di fronte ad una platea di italiani, e constatati i malumori della folla ha quasi rettificato, perché il suo interesse è raccogliere consensi, vendersi come prodotto. Ovviamente non vi dico chi sia il comico, non è necessario. Credo che gli elettori del M5s a Milano siano più maturi del loro – unico e vero – leader e sapranno cosa scegliere. So del resto che molti dei ragazzi impegnati in questo movimento lo fanno in buona fede e probabilmente non sanno tante cose e tra queste quali conseguenze potrebbe portare l’ascesa politica di un movimento qualunquista, populista e con tratti xenofobi. La pancia di molti italiani è ben coltivata da decenni, è vero, e Grillo non è estraneo a questa operazione. Purtroppo ci saranno alcuni fedelissimi fidelizzati che si ostineranno ad osannare il guru e a non vedere errori e possibili orrori, perché quel lento lavorio alla pancia in gran parte ha funzionato egregiamente, ma ci saranno molti altri che di fronte alla crisi economica, allo scoppio del precariato, al riesplodere del conflitto di classe che riemerge drammaticamente e che presto sarà ancora più evidente di oggi capiranno che le lotte da fare non sono semplicemente sulle fedine penali, ma sull’idea di società (e civiltà*) che vorremmo costruire nel futuro.

* Civiltà perché condivido quanto affermato da Gallino in “Finanzcapitalismo” – che sto leggendo – secondo cui quella che stiamo attraversando non è solo una crisi economica (che tra l’altro potrebbe durare per un altro decennio) ma più profondamente una crisi di civiltà.

Ps. bonus track, della cara Nadia, che tautogrammaticamente mi ha risposto sul forum.

Ps2. My two cents sulla manifestazione no ponte del 14 maggio. L’indicazione della rete era di non portare bandiere per coinvolgere senza distinzioni partitiche. Fail, le bandiere qualcuno contrario alla linea (oppure fedele alla linea, dipende dai punti di vista, c’era pure una bandiera dell’URSS, molto simpatica) le ha portate comunque, e i numeri della manifestazione secondo me sono stati deludenti. Che forse il “né di destra né di sinistra” non paga neanche in una città come Messina?

Fango (again)

Tornata nel fango. E penso…

Ottobre 2007

1 ottobre 2009: Giampilieri, Briga, S. Stefano, Pezzolo… (37 morti)

10 marzo 2010: Mili Marina, Mili S. Marco, Mili S. Pietro, Zafferia.

Ottobre 2010

1 marzo 2011: Mili Marina, Mili S. Marco, Mili S. Pietro, Zafferia, Galati.

Sembra un bilancio di guerra, e lo è. E’ la guerra del territorio contro l’uomo, e l’indifferenza dell’uomo verso il territorio. Sono rientrata ieri sera e ho trovato fango tutto intorno. E’ successo pure l’anno scorso. Accadrà ancora, e per fortuna non sempre ci scappa il morto (a dirla tutta due morti a Reggio Calabria ci sono stati, giorno 1). Per quanto tempo ancora sopporteremo? E’ normale che ogni pioggia forte, diluvio o quant’altro, si debba considerare eccezionale e inimmaginabile, e ci si debba ripulire poi dal fango mentre prima non si fa niente per evitarlo, quel fango? Quei morti…

Un esempio su tanti qualche chilometro dopo casa mia: una collina che potrebbe franare, o che semplicemente, ancora non è franata. E intanto chiedono lo stato di calamità, si fanno vedere attivi (ma pare che a Mili S. Pietro gli abitanti siano stati lasciati soli, mentre succedeva questo) e blaterano. Io vedo fango sulla statale, montagne di fango messe in maniera tale da far riprendere la circolazione, vedo che l’acqua continua a sgorgare dagli scoli autostradali sulla SS114, e non credo sia normale, vedo facce stanche che per l’ennesima volta si sentono sporche di fango, e cercano di pulirsi, mentre ringraziano il caso, o i credenti il loro dio, per essere stati risparmiati dal peggio. Insomma, restiamo infangati, come ho detto ormai un anno e mezzo fa e di nuovo nell’ottobre scorso. Ma se neanche questo ci fa scattare un moto d’orgoglio e una genuina rabbia, non so che speranze abbiamo per il futuro.

Rivoltando(ci)

Credo di non avere ancora parlato del Wisconsin, eppure non è una cosa diversa. Già, perché le rivolte del mondo arabo non sono “speciali”, o differenti da quello che accade nel cosiddetto occidente. Bisognerebbe anche ricordarsi della Grecia e dell’Irlanda, qualche volta. Come dice Valerio Evangelist, parlando del Wisconsin:

Siamo in presenza di un nuovo 1967-68. Una ribellione mondiale contro le imposizioni capitalistiche. Il rischio è che, questa volta, nessuno ci faccia caso. Si sono estinte, o godono di minore fortuna, le grandi analisi. Si ripiega dunque su quelle sempliciste: dal puro democraticismo liberale (la rivolta è contro regimi oppressivi) ai deliri detti “geopolitici” cari sia alla sinistra perbene di Limes  che ai rossobruni (strano mix politico tra fascisti e comunisti ultra ortodossi).

Mentre in realtà il problema è globale: il capitalismo, e più nello specifico il monetarismo. Per rincorrere quella che resta una ideologia (tra l’altro dimostratasi fallimentare) e non una teoria scientifica, si rimettono in discussione diritti quali il lavoro, l’istruzione, la sanità, la pensione. Continua Evangelisti:

Questo accade nel Wisconsin e accade in Italia. Ma che c’entra l’Africa del Nord? Chiaramente le forme dell’insubordinazione assumono aspetti aderenti alle caratteristiche locali, e tuttavia la matrice unificante è ben visibile, per chi la cerchi con un minimo di perspicacia.
Nel Nord Africa regimi tirannici hanno resistito finché non si sono piegati al liberismo, investiti dal vento occidentale. Da quel momento hanno spalancato le porte al capitale straniero, lasciato la forza lavoro in balia di se stessa (nell’immaginario alimentato ad arte appaiono ancora società semi-rurali, mentre il tasso di industrializzazione è altissimo), favorito processi di privatizzazione e di compartimentazione sociale.

Per intenderci:

Ma personalizzare è la via peggiore. La Libia non differisce dalla Tunisia, dall’Egitto ecc. perché è la classe più colpita e penalizzata che si leva in piedi. Non islamisti oltranzisti, non nostalgici di regimi precedenti, non esponenti di minoranze tribali (queste componenti ci sono, ma non riflettono l’intero movimento). Si tratta invece di proletari, in maggioranza giovani o giovanissimi, che non riescono a scorgere un futuro possibile, nell’ambito del quadro economico neoliberista dominante. Il fatto che il regime elargisca elemosine, sotto forma di beni di sussistenza a prezzo politico, non li fa uscire dal binario morto in cui sono parcheggiati.
Vale ad Atene, a Parigi, a Roma, a Lisbona, a Tunisi o nel Wisconsin.

E vorrei citare anche @puncox che in un chiarissimo post sul blog afferma:

La rivolta araba non solo non se l’aspettava nessuno, ma nessuno ha contribuito a organizzarla, se non i popoli insorti e le contraddizioni interne al capitale.

In questo caso è il “precario moltitudine” che, dopo l’operaio massa, si appropria della scena sociale.

A scendere in piazza è una nuova soggettività sociale, sorta dei mutamenti che negli ultimi decenni hanno attraversato il capitalismo a livello internazionale.

Una soggettività che rispetto all’operaio massa ha un’arma in più.
Sin dal primo momento le rivendicazioni non sono solo sociali, salariali, come erano a piazza Statuto. Quelle folle reclamano diritti sociali e politici: soldi, pane e libertà.

Insomma, il filo rosso di cui avevo parlato nei precedenti post mi sembra sempre più chiaramente visibile. E noi siamo in mezzo al vortice, non esenti da problemi che sono comuni a tutti i paesi, perché globali, se pur con le dovute distinzioni. E’ importante capire che in fondo non c’è differenza tra il Wisconsin e Tripoli, tra Atene e il Bahrein. E Roma dov’è?