Passato il 17 marzo, festa dell’unità italiana, pare. Sono abbastanza dibattuta sui sentimenti suscitati da tali celebrazioni perché temo il frame dominante, che banalizza e traduce il senso di appartenza ad una comunità come esclusione rispetto a tutti gli altri, ed è inoltre reazionario e destrorso. No grazie. E però sono italiana, e mi sento di esserlo, nonostante tutto. Come ci si può sentire italiani senza paure né colpe oggi? E’ un processo difficile ma credo sia necessario. Le mie celebrazioni sono iniziate girovagando su un treno espresso che sembrava risalire ai tempi dell’unità, e le ho concluse in maniera soddisfacente ascoltando la prima parte dell’intervento dei Wu Ming vicino Bologna in occasione proprio del 150esimo, che potete trovare qui (una buona sintesi degli argomenti principali anche qui). Continuo ogni giorno ascoltando un illustre “infangatore della patria”, Caparezza. Per intenderci la canzone che ho dedicato al 17 è “Non siete stato voi”
Ecco il testo:
Non siete Stato voiche parlate di libertà
come si parla di una notte brava dentro
i lupanari.
Non siete Stato voi che
trascinate la nazione dentro il buio
ma vi divertite a fare i luminari.
Non siete Stato voi che siete uomini di
polso forse perché circondati da una
manica di idioti.
Non siete Stato voi
che sventolate il tricolore come in
curva e tanto basta per sentirvi patrioti.
Non
siete Stato voi né il vostro parlamento
di idolatri pronti a tutto per ricevere
un’udienza.
Non siete Stato voi che
comprate voti con la propaganda ma
non ne pagate mai la conseguenza.
Non siete Stato voi che stringete tra le
dita il rosario dei sondaggi sperando
che vi rinfranchi.
Non siete Stato
voi che risolvete il dramma dei disoccupati
andando nei salotti a fare i saltimbanchi.
Non
siete Stato voi. Non siete Stato, voi.
Non siete Stato voi, uomini boia con la
divisa che ammazzate di percosse i
detenuti.
Non siete Stato voi con gli
anfibi sulle facce disarmate prese
a calci come sacchi di rifiuti.
Non
siete Stato voi che mandate i vostri
figli al fronte come una carogna da
una iena che la spolpa.
Non siete Stato
voi che rimboccate le bandiere sulle
bare per addormentare ogni senso di
colpa.
Non siete Stato voi maledetti
forcaioli impreparati, sempre in cerca
di un nemico per la lotta.
Non siete
Stato voi che brucereste come streghe
gli immigrati salvo venerare quello
nella grotta.
Non siete Stato voi col
busto del duce sugli scrittoi e la
costituzione sotto i piedi.
Non siete
Stato voi che meritereste d’essere
estripati come la malerba dalle vostre
sedi.
Non siete Stato voi. Non siete
Stato, voi.
Non siete Stato voi che
brindate con il sangue di chi tenta
di far luce sulle vostre vite oscure.
Non
siete Stato voi che vorreste dare voce
a quotidiani di partito muti come sepolture.
Non
siete Stato voi che fate leggi su misura
come un paio di mutande a seconda dei
genitali.
Non siete Stato voi che trattate
chi vi critica come un randagio a cui
tagliare le corde vocali.
Non siete
Stato voi, servi, che avete noleggiato
costumi da sovrani con soldi immeritati,
siete
voi confratelli di una loggia che poggia
sul valore dei privilegiati
come voi
che i mafiosi li chiamate eroi e che
il corrotto lo chiamate pio
e ciascuno
di voi, implicato in ogni sorta di
reato fissa il magistrato e poi giura
su Dio:
“Non sono stato io”.
Ma credo che in tutto il cd, come nei precedenti, si possano trovare riferimento all’Italia non da celebrare ma da denunciare, perché se si tiene veramente al proprio paese si alza il culo per migliorarlo, non per seppellirne le colpe, come da sempre facciamo noi. Caparezza è stato accusato dal ministro Rotondi di essere contro l’Italia. Solita storia del dito e della luna.
Altre citazioni dall’album:
Risorgimento italiano,
non fare il baro o chiamo il notaro.
Perché non dirlo, il tema dell’inno
non è di Mameli
è di Novaro.
NEWS: Ore 13 a tavola,
riuniti davanti al TG come ellenici all’agorà.
Notizie del principe e di Corona, di Draghi
e del cavaliere, cos’è? Una favola?
E i funerali di stato a che servono?
I militari in missione chi servono?
E i caduti sul lavoro? Per loro nemmeno
un cero con il santo patrono,
ma sii serio.. (Cose che non capisco)
E sul popol(in)o italiano…
Neanche a citare Goodbye Malincònia, per la quale il sottoministro s’è risentito (per inciso il tizio crede che la musica italiana di un certo livello possa valicare le alpi solo per collaborazioni internazionali, non per la sua validità intrinseca. Tzé). Io mi risento quando scopro che siamo lì lì per bombardare la Libia, probabilmente per festeggiare i 100 anni della prima invasione. In Italia la realtà è sempre più spesso la tragedia della farsa della tragedia.
oddio .. questa conversazione fra Davi e Rotondi è surreale, non la conoscevo .. che squallore incredibile .. Baci piccola
Ohi grazie della visita.. mi fa piacere sentirti.. come va? Per tornare al post… i nostri ministri non perdono mai l’occasione.. di perdere l’occasione per tacere